Anagrafe del cielo

Essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani. (Atti 11:26)

Se qualcuno si dichiara cristiano, deve rendersi conto che porta il nome di Cristo. Ma c’è una questione importante: ne ha diritto? Nel Vangelo è parlato di persone che dichiarano di essere del Signore, ma alle quali un giorno Cristo dovrà dire:

“Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, malfattori!” (Matteo 7:23)

Per essere cristiani, non basta figurare nel registro dei battesimi di una chiesa. Non sono questi i libri che rivelano l’apparenza a Cristo.

Perché un neonato possa portare il nome di famiglia, bisogna che alla nascita l’ufficio anagrafe registri la sua filiazione. La Bibbia ci insegna che, per entrare nella famiglia di Dio, ci è necessaria una nuova nascita.

Non ti meravigliare se ti ho detto: “Bisogna che nasciate di nuovo”. (Giovanni 3:7)

Solo a questa condizione il nostro nome potrà figurare nel Libro della vita, quell’anagrafe del cielo in cui Dio iscrive tutti coloro che credono nel suo Figlio e lo accettano come il loro personale Salvatore. Costoro, e solo loro, hanno il diritto di diventare figli di Dio.

È venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto; ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà d’uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:11-13)

Il diritto di diventare figli di Dio è fondato sull’opera di Cristo e non sui nostri meriti. Chi è cristiano, non lo è perché è migliore o più religioso di altri, ma perché ha ricevuto Cristo come proprio Salvatore e lo riconosce come Signore.

Sì, prego pure te, mio fedele collaboratore, vieni in aiuto a queste donne, che hanno lottato per il vangelo insieme a me, a Clemente e agli altri miei collaboratori i cui nomi sono nel libro della vita. (Filippesi 4:3)

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