Fare la volontà di Dio

Ecco, tu ti chiami Giudeo, ti fondi sulla legge e ti glori in Dio, conosci la sua volontà e distingui le cose importanti, essendo ammaestrato dalla legge, e sei convinto di essere guida di ciechi, luce di quelli che sono nelle tenebre, istruttore degli insensati, insegnante dei bambini, avendo la forma della conoscenza e della verità nella legge. Tu dunque che insegni agli altri, non insegni a te stesso? Tu che predichi che non si deve rubare, rubi? Tu che dici che non si deve commettere adulterio, commetti adulterio? Tu che hai in abominio gli idoli, ne derubi i templi? Tu che ti glori nella legge, disonori Dio trasgredendo la legge? Infatti: «Per causa vostra, come sta scritto, il nome di Dio è bestemmiato fra i gentili». (Romani 2:17-24)

Il fatto che l’apostolo Paolo condannasse lo stile di vita dei non credenti, avrebbe sicuramente suscitato il plauso degli ebrei. Potevano certamente essere fieri di conoscere così chiaramente Dio, la Sua volontà e la sua legge, perché Di l’aveva loro rivelata. Le loro scuole l’insegnavano fedelmente. Potevano così vantarsene come portatori di luce in un mondo di tenebre morali, di speranza in un mondo di insensatezza, e di verità in un mondo di menzogne.

Il problema che Paolo rilevava e denunciava, però, con tutto questo, era la loro fondamentale incoerenza. Non era infrequente che venissero accusati di frode nel commercio e di usura, come pure di altri comportamenti immorali. Si vantavano d’essere migliori degli altri, ma nella concretezza non dimostravano di esserlo.

La società dei non credenti era certamente da condannare, ma, loro stessi non potevano considerarsi giusti davanti a Dio. La realtà del peccato contaminava e corrompeva pure la loro stessa vita. Essi avevano bisogno di un Salvatore, tanto quanto i non credenti; ecco ciò che l’apostolo Paolo intendeva qui far loro comprendere.

Il discorso che Paola fa in questo testo riguarda solo gli ebrei? Soltanto quelli della sua generazione? E’ possibile, come cristiani, trovarci noi nella medesima situazione? Sicuramente!

Quante volte, infatti, si sente dire anche oggi: “Voi, con tutto il vostro parlare di Dio, di chiesa, di moralità, di religione, non siete certamente migliori degli altri. Non solo vi dimostrate incoerenti con i principi da voi stessi proclamate, ma trovate sempre modo di giustificare le vostre malefatte”.

Tutto questo non è solo un parlare pretestuoso da parte degli uomini, ma anche un ammonimento biblico.

Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. (Matteo 7:21)

Non cerchiamo scusanti. Abbiamo bisogno del Salvatore, non a parole, ma in fatti e verità.

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