Guadagnarsi il cielo con le sofferenze?

Ora non per lui solo è scritto che questo gli fu imputato, ma anche per noi ai quali sarà imputato, a noi che crediamo in colui che ha risuscitato dai morti Gesù, nostro Signore, il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione. (Romani 4:24-25)

Riguardo alla morte di uno scrittore francese, un critico letterario ha scritto: “La sua fine dolorosa gli ha permesso di subliminare la sofferenza umana dandole il suo vero senso spirituale di riscatto e di redenzione”.

E’ abbastanza corrente l’idea di “guadagnarsi il cielo” soffrendo sulla terra e che le sofferenze presenti saranno compensate dalla felicità dell’aldilà. Ma questo ragionamento non è biblico, di conseguenza è falso e pericoloso. La sofferenza umana, per quanto intensa, non può mai avere valore di riscatto.

Per quanto sia grande e ben accetta, essa non può espiare la minima colpa. Anche le sofferenze subite da Gesù da parte degli uomini, dalla mangiatoia alla croce, non potevano espiare i peccati dell’umanità. Mettevano in risalto la perfezione di colui che le sopportava, ma non avevano valore di redenzione.

E, mentre ogni sacerdote è in piedi ogni giorno ministrando e offrendo spesse volte i medesimi sacrifici, che non possono mai togliere i peccati, egli invece, dopo aver offerto per sempre un unico sacrificio per i peccati, si è posto a sedere alla destra di Dio, aspettando ormai soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi. (Ebrei 10:11-13)

La Bibbia insegna chiaramente che solo le sofferenze conosciute da Cristo sulla croce, durante le tre ore di tenebre, sono tenute in conto da Dio per l’espiazione dei peccati.

È meglio infatti, se tale è la volontà di Dio, soffrire facendo il bene piuttosto che facendo il male, perché anche Cristo ha sofferto una volta per i peccati, il giusto per gl’ingiusti, per condurci a Dio. Fu messo a morte nella carne, ma vivificato dallo Spirito, nel quale egli andò anche a predicare agli spiriti che erano in carcere, che un tempo furono ribelli, quando la pazienza di Dio aspettava ai giorni di Noè mentre si fabbricava l’arca, nella quale poche persone, otto in tutto, furono salvate attraverso l’acqua, la quale è figura del battesimo (non la rimozione di sporcizia della carne, ma la richiesta di buona coscienza presso Dio), che ora salva anche noi mediante la risurrezione di Gesù Cristo, il quale è andato in cielo ed è alla destra di Dio, dove gli sono sottoposti angeli, potestà e potenze. (1 Pietro 3:17-22)

Che cosa potremmo aggiungere a questo sacrificio? Gesù ha risposto a tutte le esigenze della santità divina. Dio l’ha dimostrato risuscitando suo Figlio dai morti ed innalzandolo nella gloria.

Facebooktwitterlinkedintumblr

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *