IL dovere di ricordare

Ricordati di tutta la strada che l’Eterno, il tuo DIO, ti ha fatto fare in questi quarant’anni nel deserto per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che c’era nel tuo cuore e se tu osserveresti o no i suoi comandamenti. (Deuteronomio 8:2)

Si parla molte dell’importanza del ricordo e dell’obbligo di trasmettere alle nuove generazioni i grandi momenti della nostra storia passata.

Nell’Antico Testamento, Dio chiedeva agli israeliti di ricordarsi dei fatti che avevano segnato la loro storia e di insegnarli ai loro figli. La celebrazione della Pasqua e il passaggio del Mar Rosso ricordavano che erano stati liberati dalla schiavitù che li opprimeva in Egitto.

Quando i vostri figli vi chiederanno: “Che significa per voi questo rito?”, risponderete: “Questo è il sacrificio della Pasqua dell’Eterno, che passò oltre le case dei figli d’Israele in Egitto, quando colpì gli Egiziani e risparmiò le nostre case”». E il popolo si inchinò e adorò. (Esodo 12:26-27)

Dovevano anche ricordare il passaggio del Giordano, le cui acque furono fermate da Dio per lasciare passare il popolo.

Giosuè chiamò i dodici uomini che aveva designati tra i figli d’Israele, un uomo per tribù, e disse loro: «Passate davanti all’arca del SIGNORE vostro Dio, in mezzo al Giordano, e ognuno di voi porti sulla spalla una pietra, secondo il numero delle tribù dei figli d’Israele, affinché questo sia un segno in mezzo a voi. In avvenire, i vostri figli vi domanderanno: “Che cosa significano per voi queste pietre?” Allora voi risponderete loro: “Le acque del Giordano furono tagliate davanti all’arca del patto del SIGNORE; quand’essa attraversò il Giordano, le acque del Giordano furono tagliate, e queste pietre sono per i figli d’Israele un ricordo per sempre”». I figli d’Israele fecero dunque come Giosuè aveva ordinato; presero dodici pietre di mezzo al Giordano, come il SIGNORE aveva detto a Giosuè, secondo il numero delle tribù dei figli d’Israele; le portarono con sé di là dal fiume nel luogo dove avrebbero passato la notte, e là le collocarono. Giosuè fece rizzare pure dodici pietre in mezzo al Giordano, nel luogo dove si erano fermati i piedi dei sacerdoti che portavano l’arca del patto, e vi sono rimaste fino ad oggi. (Giosuè 4:4-9)

La Pasqua e il Giordano non riguardano solo il popolo d’Israele, ma sono la figura di un fatto che interessa tutta la storia dell’umanità, del quale anche noi dobbiamo servare la memoria. L’agnello della Pasqua è una figura di Gesù Cristo che è stato sacrificato, subendo il giudizio di Dio al nostro posto, per liberarci dai nostri peccati.

Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: «Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! (Giovanni 1:29)

Quindi, se dobbiamo ricordarci di Gesù Cristo, lui che è venuto dal cielo e che ha sofferto per noi fino a morire per le nostre colpe, non è per onorare un Salvatore morte, perché Dio lo ha risuscitato. Ricordarci di lui significa, conoscerlo come il nostro personale Salvatore vivente nel cielo e seduto alla destra di Dio.

Egli, che è lo splendore della sua gloria e l’impronta della sua essenza e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza, dopo aver egli stesso compiuto l’espiazione dei nostri peccati, si è posto a sedere alla destra della Maestà nell’alto dei cieli, ed è diventato tanto superiore agli angeli, quanto più eccellente del loro è il nome che egli ha ereditato. (Ebrei 1:3-4)

Facebooktwitterlinkedintumblr

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *