Quale ancora?

La nave che conduce l’apostolo Paolo a Roma è pesantemente caricata. Oltre al carico, trasporta anche 276 persone. Partita da Creta, essa sta navigando verso un porto al riparo dai venti e sicuro.

Ma improvvisamente si scatena una terribile tempesta e la nave va alla deriva in mezzo agli scogli. I marinai disorientati, dopo aver alleggerito la nave, gettano quattro ancore in mare, che poco dopo slegano e abbandonano perché non più utili. (Atti 27)

Su che cosa è ancorata la nostra vita? Abbiamo verificato la solidità di quest’ancoraggio?

Questa speranza che noi abbiamo è come un’àncora sicura e ferma della nostra vita, e che penetra fin nell’interno del velo, dove Gesù è entrato come precursore per noi, essendo divenuto sommo sacerdote in eterno secondo l’ordine di Melchisedek. (Ebrei 6:19-20)

Un pescatore aveva l’abitudine di ormeggiare la sua barca ad una grossa catena nel porto. Ma in seguito a dei lavori, compiuti nel porto, degli operai scoprirono che quella catena era collegata ad una bomba non disinnescata, residuo bellico della seconda guerra mondiale!

Ci accade di costruire il nostro avvenire sulla nostra buona saluta, o sul nostro conto in banca, mentre tutto può essere ribaltato dall’oggi al domani. Contiamo sulle nostre facoltà mentali che pure, come è ben noto sono così fragili…

Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come savio architetto io ho posto il fondamento, ed altri vi costruisce sopra; ora ciascuno stia attento come vi costruisce sopra, perché nessuno può porre altro fondamento diverso da quello che è stato posto, cioè Gesù Cristo. (1 Corinzi 3:10-11)

All’apice della potenza, della gloria e della ricchezza, Salomone, il re più saggio della terra, esclamava:

Vanità delle vanità, dice l’Ecclesiaste, vanità delle vanità, tutto è vanità. (Ecclesiaste 1:2)

Su cosa quindi fondarci per non essere delusi? La nostra sicurezza è in Dio.

In questo si è manifestato l’amore di Dio verso di noi, che Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, affinché noi vivessimo per mezzo di lui. In questo è l’amore: non che noi abbiamo amato Dio, ma che lui ha amato noi e ha mandato il suo Figlio per essere l’espiazione per i nostri peccati.

Carissimi, se Dio ci ha amato in questo modo, anche noi ci dobbiamo amare gli uni gli altri. Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio dimora in noi e il suo amore è perfetto in noi. Da questo conosciamo che dimoriamo in lui ed egli in noi, perché egli ci ha dato del suo Spirito. E noi stessi abbiamo visto e testimoniato che il Padre ha mandato il Figlio per essere il Salvatore del mondo.

Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio. E noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; e chi dimora nell’amore dimora in Dio e Dio in lui. (1 Giovanni 4:9-16)

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