Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà l’afflizione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada? Come sta scritto: «Per amor tuo siamo tutto il giorno messi a morte; siamo stati reputati come pecore da macello». Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati. (Romani 8:35-37)
Questo padre della Chiesa nacque a Cartagine nell’anno 160 d,C. Dotato di grandi talenti naturali, studiò il dritto ed esercitò la professione di avvocato. Colpito dalla fermezza e dalla costanza dei martiri cristiani, accettò Gesù come suo Salvatore.
Da quel momento la sua vita cambiò interamente. Egli diceva: Sono stato cieco, non distinguevo la luce che il Signore dà a quelli che credono in Lui. Un tempo insultavo l’Iddio dei cristiani, ora L’adoro”.
Ecco alcuni estratti dell’apologia che rivolse ai governatori delle province: “Esistiamo da poco tempo, eppure riempiamo tutto: le vostre città, i vostri paesi, i vostri consigli, le vostre truppe, il palazzo, il senato: vi lasciamo solo i vostri templi; le vostre più raffinate crudeltà sono senza effetto; contribuiscono per fino all’avanzamento della nostra Fede.
Man mano che voi ci mietete, noi ci moltiplichiamo. Molti vostri filosofi raccomandano nei loro scritti di soffrire con pazienza i dolori e la morte. L’esempio dato dai discepoli di Cristo è più eloquente di queste parole.
Quest’invincibile fermezza che voi considerate ostinazione e che ci imputate come un delitto è un richiamo convincente per chi ci osserva. Chi ne può essere testimone senza essere scosso ed essere condotto a ricercarne la causa?”
Oggi, si potrebbe parlare di cristiani di quella tempra?