Poi essi gli dissero: «Dov’è Sara, tua moglie?» Ed egli rispose: «È là nella tenda». E l’altro: «Tornerò certamente da te fra un anno; allora Sara, tua moglie, avrà un figlio». Sara intanto stava ad ascoltare all’ingresso della tenda, che era dietro di lui. Abraamo e Sara erano vecchi, ben avanti negli anni, e Sara non aveva più i corsi ordinari delle donne. Sara rise dentro di sé, dicendo: «Vecchia come sono, dovrei avere tali piaceri? Anche il mio signore è vecchio!» (Genesi 18:9-12)
Abramo, all’età di novantanove anni, riceve conferma da Dio, il quale già gli aveva parlato in tal senso precedentemente, che la moglie Sara gli partorirà un figlio. Difficile umanamente, se non impossibile, credere a questa promessa visto che Sara era anziana e non aveva più i corsi ordinari delle donne.
Come poteva una novantenne partorire un figlio?! Ecco il motivo della risata di Sara, umanamente giustificata, ma spiritualmente no.
Dobbiamo imparare a credere e non dubitare alle promesse di Dio. Nella nostra umanità, nei nostri ragionamenti umani credere a ciò che è soprannaturale diventa difficile, ma Gesù rispose, un giorno, ai discepoli che le cose impossibili all’uomo sono possibili a Dio.
Ciò che Dio promette lo porterà per certo a termine. Non saranno i nostri ragionamenti o le circostanze a cambiare la volontà che Dio ha per noi, ma succede che con la nostra incredulità rendiamo la strada preparata per noi angusta e difficile da percorrere.
Abramo non aspettò che Sara gli partoriva il figlio promesso, ma si unì alla serva della moglie. Agar, la quale gli partorì Ismaele, il quale sarà una spina nel fianco della discendenza di Isacco. Meglio aspettare il compimento della promessa di Dio, che agire di testa nostra.



