Dove stiamo andando?

Tutte queste persone che incrociamo, che con passo rapido si dirigono verso la stazione ferroviaria o a quella degli autobus, se provassimo a fermarle e a porre loro qualche domanda circa il loro avvenire eterno, sappiamo già cosa ci risponderebbero.

“Ho premura, non posso perdere il mio tempo per parlare di religione, a leggere la Bibbia. Ho i miei affari, il mio mestiere, la mia famiglia”.

Certamente, tutti hanno queste cose; ma appunto per questo, non abbiamo di meglio di cui parlare ai nostri cari? Gli interessi dell’anima sono forse meno importanti di quelli del corpo? La vita presente ci assorbe dunque al punto da farci dimenticare che vi è un’esistenza futura la cui sorte è da regolare fin d’ora?

Il nostro lavoro quotidiano occupa gran parte del nostro tempo, d’accordo! Ma logicamente lo interrompiamo per il tempo richiesto dai pasti e per il sonno. Diamo riposo al nostro corpo e alla nostra mente. Non vogliamo dunque nutrire la nostra anima?

In quanto poi agli svaghi, alle distrazioni che riteniamo giusto goderci ogni tanto, sono comprensibili, ma dovremmo dedicarci alle gioie ricche e durature: la conoscenza di Gesù, l’amore di Dio, la speranza che fornisce all’uomo una vera ragione di vivere.

Chi crede nel Figlio di Dio ha questa testimonianza in sé; chi non crede a Dio, lo ha fatto bugiardo, perché non ha creduto alla testimonianza che Dio ha reso circa suo Figlio. E la testimonianza è questa: Dio ci ha dato la vita eterna, e questa vita è nel suo Figlio. (1 Giovanni 5:10-11)

E poi, ogni uomo, lo voglia o no, un giorno dovrà pur trovare il tempo per morire. Saremo pronti allora per incontrare il grande Giudice? Non è preferibile oggi avere a che fare con Lui, mentre è ancora il Dio di grazia?

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