Impariamo

Egli stesso passò davanti a loro e s’inchinò fino a terra sette volte, finché giunse vicino a suo fratello. Allora Esaù gli corse incontro, l’abbracciò, gli si gettò al collo e lo baciò; e piansero. (Genesi 33:3-4)

L’atteggiamento di Esaù nei confronti del fratello è l’opposto di quello espresso venti anni prima, dopo che Giacobbe con l’inganno lo privò della benedizione paterna.

In tutto il racconto biblico notiamo il carattere particolare di Esaù. Egli era un uomo che potremmo definire: “carnale”. Infatti, il suo poco apprezzamento per la primogenitura, la scelta delle mogli e lo stile di vita che conduceva, ci dimostrano che egli era molto lontano dalle realtà spirituali. E non sembra che nel futuro egli abbiamo manifestato segni di ravvedimento o di accostamento a Dio.

Mai, nel suo parlare, fa menzione del nome di Dio. Eppure quest’uomo, questo “mondano”, questo “irreligioso”, ci lascia una meravigliosa lezione sul perdono e sulla riconciliazione. Il torto che aveva subito, unito alle prime reazioni manifestate, sono del tutto naturali; ma, dopo vent’anni, un altro sentimento ha trovato spazio nel suo cuore.

L’amore fraterno ha avuto il sopravvento. Nel suo incontro con Giacobbe non vi sono parole di rimprovero o che possano rinvangare in qualche modo il passato ma: “Esaù gli corse incontro, l’abbracciò, gli si gettò al collo e lo baciò: e piansero”.

Il Signore, nella scrittura ci fa capire chiaramente che non può esserci perdono per chi non perdona. Il prezzo che Gesù ha pagato per il perdono dei nostri peccati è stato il dono della Sua giovane vita. E noi, cosa siamo disposti a perdere pur di guadagnare il nostro fratelli?

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