La corsa verso il sepolcro

Ora, essendo esse impaurite e tenendo la faccia chinata a terra, quelli dissero loro: «Perché cercate il vivente tra i morti? Egli non è qui, ma è risuscitato; ricordatevi come vi parlò, mentre era ancora in Galilea, dicendo che il Figlio dell’uomo doveva esser dato nelle mani di uomini peccatori, essere crocifisso e risuscitare il terzo giorno». (Luca 24:5-7)

Nel museo di Orsay a Parigi, c’è un enorme dipinto che rappresenta gli apostoli Pietro e Giovanni che corrono verso il sepolcro di Gesù, la mattina della risurrezione. I loro volti sono segnati dall’emozione e Pietro, il più anziano dei due, corre più adagio di Giovanni. Appena due giorni prima aveva rinnegato il suo Maestro ben tre volte, e l’amarezza per quel tradimento è ancora nel suo cuore quella domenica mattina. E’ forse questo che gli fa rallentare la corsa?

Giovanni arriva per primo e vede che la grossa pietra che serviva da chiusura, era stata rotolata, ma impressionato e rispettoso non vi entra. Poi arriva Pietro il quale, senza esitare, entra e constata che il lenzuolo, con il quale avevano avvolto il corpo di Gesù, era per terra e che il sudario che gli copriva il capo era piegato e posato in un luogo a parte.

Non c’era il disordine che avrebbero lasciato dei discepoli se avessero voluto in tutta fretta portare via il corpo del loro Maestro; al contrario era tutto in ordine. Erano di fronte alla testimonianza del miracolo più straordinario della storia: la risurrezione di Gesù Cristo.

Lo avevano visto morire su una croce il venerdì precedente; delle donne avevano poi detto che era vivo, ed ora si trovano di fronte al suo sepolcro vuoto. Per Giovanni non serve altro; egli vede e crede. Quanto a Pietro, non osa rallegrarsi fino a quando non ha avuto un colloquio a tu per tu con il suo Salvatore, che lo ha rassicurato del suo perdono.

Dopo che ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giona, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo Signore, tu lo sai che io ti amo». Gesù gli disse: «Pasci i miei agnelli». Gli chiese di nuovo una seconda volta: «Simone di Giona, mi ami tu?». Gli rispose: «Certo Signore, tu lo sai che io ti amo». Gesù gli disse: «Abbi cura delle mie pecore». Gli chiese per la terza volta: «Simone di Giona, mi ami tu?». Pietro si rattristò che per la terza volta gli avesse chiesto: «Mi ami tu?», e gli rispose: «Signore, tu sai ogni cosa, tu sai che io ti amo». Gesù gli disse: «Pasci le mie pecore. In verità, in verità ti dico che, quando eri giovane, ti cingevi da te e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio, stenderai le tue mani e un altro ti cingerà e ti condurrà là dove tu non vorresti».

Or disse questo per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo, gli disse: «Seguimi». Or Pietro, voltatosi, vide che li seguiva il discepolo che Gesù amava, quello che durante la cena si era anche posato sul petto di Gesù e aveva chiesto: «Signore, chi è colui che ti tradisce?». Al vederlo, Pietro disse a Gesù: «Signore, e di costui che ne sarà?». Gesù gli rispose: «Se voglio che lui rimanga finché io venga, che te ne importa? Tu seguimi!». Si sparse allora la voce tra i fratelli che quel discepolo non sarebbe morto; ma Gesù non aveva detto a Pietro che egli non sarebbe morto, ma: «Se io voglio che lui rimanga finché io venga, che te ne importa?». (Giovanni 21:15-23)

Da quel giorno proclamò la risurrezione di Gesù Cristo in ognuna delle sue predicazioni.

Facebooktwitterlinkedintumblr

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *