Giustificati per fede

Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l’accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle afflizioni, sapendo che l’afflizione produce pazienza, la pazienza, esperienza, e l’esperienza, speranza. (Romani 5:1-4)

Il presidente della Repubblica ha facoltà di conferire la “grazia” in seguito ad anni di buona condotta del detenuto, dopo aver scontato parte della pena o a motivo di precarie condizioni psicofisiche. Tale atto di clemenza non equivale tuttavia ad una assoluzione; pertanto, non implica la cancellazione del reato e la fedina penale rimane macchiata con tutte le conseguenti limitazioni sociali.

Ben altro è la grazia che Dio accorda non premiando buone opere, bensì benedicendo chi, riconoscendosi peccatore bisognoso di perdono, confida nel sacrificio di Cristo. Questa è la grazia per la quale siamo giustificati, “assolti per non aver commesso il fatto”.

Per essa ogni peccato, senza differenza di gravità, viene cancellato dal sangue espiatorio di Gesù e non può essere imputato. Essere stati giustificati in Cristo libera chiunque dalle catene della colpa e del rimorso. Il Signore non addebita più le iniquità, ponendoci nella libertà di dimorare alla sua santa presenza e nel diritto di ricevere ogni benedizione celeste.

Allora, perché cercare ancora giustificazioni umane, attenuanti etiche e scusanti sociali? Confidiamo nella perfetta giustizia di Cristo.

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