Ma nella loro avversità gridano all’Eterno, ed egli li trae fuori dalle loro angosce. Egli riduce la tempesta a un mormorio e le sue onde son fatte tacere. Al loro acquetarsi essi si rallegrano, ed egli li conduce al porto da loro desiderato. (Salmo 107:28-30)
Quando il navigatore portoghese Bartolomeo Diaz, nel 1488, giunse per primo all’estremità meridionale dell’Africa, incontrò degli uragani terribili e chiamò uno degli ultimi promontori della costa occidentale “Capo delle tempeste”.
Ma Giovanni II, re del Portogallo, avendo compreso che i suoi marinai erano giunti all’entrata del mare che conduceva in India, cambiò quel nome in “Capo di Buona Speranza”.
Troviamo nelle epistole, ossia nelle lettere scritte dagli apostoli dopo la morte e la risurrezione del Signore Gesù, delle espressioni che ci rivelano un grande cambiamento.
Paolo, parlando di credenti che noi chiameremmo morti, li indica con queste parole:
Ora, fratelli, non vogliamo che siate nell’ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate contristati come gli altri che non hanno speranza. Infatti, se crediamo che Gesù è morto ed è risuscitato, crediamo pure che Dio condurrà con lui, per mezzo di Gesù, quelli che si sono addormentati. (1 Tessalonicesi 4:13-14)
Non scrive ai Filippesi di avere il desiderio di morire, ma piuttosto:
Ma non so se il vivere nella carne sia per me un lavoro fruttuoso, né posso dire che cosa dovrei scegliere, perché sono stretto da due lati: avendo il desiderio di partire da questa tenda e di essere con Cristo, il che mi sarebbe di gran lunga migliore, ma il rimanere nella carne è più necessario per voi. (Filippesi 1:22-24)
Il capo ha cambiato nome. Il vecchio nome evocava la tempesta, i naufragi; il nuovo parla di speranza.
Cristo, dopo essere entrato nella morte, ne ha tolto tutta l’amarezza per quelli che ha riscattato. Essi non muoiono, ma s’addormentano per essere con lui.



