In una cittadina di provincia il carro funebre sta tornando dal cimitero. Due giovani interpellano l’autista e chiedono scherzando: C’è posto? – Smettetela, risponde l’uomo, verrà anche il vostro turno; non fate i furbi. Ne ho sepolti di quelli che stavano meglio di voi”.
La morte è come una visitatrice imprevista. Disturba l’uomo che amministra i propri affari, la madre che sta allevando i propri figli, il giovane nei suoi progetti, il vecchio che si considera ancora abbastanza in gamba e che ha ancora qualcosa da fare.
Sappiamo bene che è lì, sul ciglio della strada, come se anch’essa aspettasse il nostro passaggio. Siamo pronti ad incontrarla?
Il profeta Amos presenta la questione in modo più preciso.
Vi ho travolti, come Sodoma e Gomorra, e voi siete stati come un tizzone strappato da un incendio, ma non siete ritornati a me», dice l’Eterno. «Perciò così farò a te, o Israele; e perché io farò questo a te, preparati, o Israele, a incontrare il tuo DIO». (Amos 4:12)
E’ così, infatti, che bisogna considerare la morte.
Ci sono soltanto due modi di morire: con i propri peccati, se prima non li abbiamo portati davanti a Dio in una confessione sincera e credendo al sacrificio di Gesù; allora non c’è più salvezza possibile, ma l’attesa di un giudizio sicuro.
Egli è strappato dalla sua tenda che riteneva sicura ed è condotto davanti al re degli spaventi. (Giobbe 18:14)
Il secondo modo di morire è di essersi riconosciuti colpevoli davanti a Dio e di avere accettato Gesù come proprio Salvatore personale: allora è la felicità per l’eternità.
Riconciliati dunque con Dio e sarai al sicuro; così avrai benessere. (Giobbe 22:21)
Sei pronto ad incontrare Dio, quel Dio che ti ama?



