Daniele prese in cuor suo la decisione di non contaminarsi con i cibi del re e con il vino che il re beveva; e chiese al capo degli eunuchi di non obbligarlo a contaminarsi; Dio fece trovare a Daniele grazia e compassione presso il capo degli eunuchi. (Daniele 1:8-9)
L’intera storia di Daniele ci insegna il coraggio di essere diversi e di saper dire no a ciò che il Signore non approva. Ogni tentativo di asservire lui e i suoi amici alla cultura e alla mentalità babilonese, sradicando la loro fede e sostituendo i loro nomi, si rivelò vano.
Daniele ebbe il coraggio di continuare a conservare la sua identità spirituale e la sua fedeltà, di opporsi risolutamente al cibo che avrebbe inquinato la sua anima, mettendo in atto una salutare dieta dai profondi effetti spirituali.
Con coraggio si oppose all’idolatria, continuando a volgere il suo sguardo vero l’unico e vero Dio, senza sotterfugi, ottenendo una gloriosa vittoria sui nemici, offrendo una preziosa testimonianza pubblica della sua fede.
In un mondo dedito all’omologazione, la figura di Daniele risulta scomoda e superata, soprattutto se si considera il richiamo evangelico alla diversità. In realtà essa continua a splendere indicando l’urgenza e la necessità di una testimonianza che, con coraggio, sappia prendere le distanze da un mondo che rende ogni persona una fotocopia di qualcun altro, e presenti, con determinazione, l’originalità dell’Evangelo e della grazia di Dio.



