Gustare il perdono di Dio non ci rende tolleranti quanto al peccato. Al contrario, più siamo coscienti della grazia di Dio, più dobbiamo temere il disonorarlo. Per questo Gesù ci insegna ad implorare la protezione divina per non essere vinti dalle tentazioni.
Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere. Nessuna tentazione vi ha finora colti se non umana; or Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita, affinché la possiate sostenere. (1 Corinzi 10:12-13)
Sorgono tentazioni quando ci sono circostanze avverse: la malattia, la povertà, l’umiliazione. Corriamo il rischio di indurirci, di diventare amari, di dubitare della bontà di Dio. Ma le tentazioni incombono anche quando la vita ci sorride. Allora è grande il pericolo di essere colti dall’orgoglio e dall’egoismo.
In effetti la tentazione ci pone a confronto con una scelta: o facciamo la nostra propria volontà, o ci confidiamo in Dio, per obbedirgli a qualunque costo. In presenza di una simile scelta, ognuno si sente fragile.
Per questo motivo chiediamo umilmente a Dio di non essere sottoposti alla tentazione, di non essere messi in circostanze in cui correremmo il rischio di essere dominati dal male. E cerchiamo noi stessi di evitare queste occasioni, conoscendo le nostre debolezze.
Ma talvolta Dio permette la prova per fortificare la nostra fede. Pertanto aggiungiamo alla nostra preghiera la supplica: “liberaci dal male”. Questa richiesta non è soltanto ispirata dalla gravità del pericolo. Sgorga dal cuore animato da una fede vittoriosa, perché reclamiamo un beneficio che è già alla nostra portata, a causa della vittoria di Gesù.
Vittoria sul male, sul tentatore, sul mondo.



