Potenza della Parola di Dio

Siate invece benigni e misericordiosi gli uni verso gli altri, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonato in Cristo. (Efesini 4:32)

Liuba era una giovane donna, condannata all’ergastolo per omicidio. Colpita dall’AIDS, pensava che la sua esistenza non avesse più senso. Al colmo dell’angoscia, mentre già programmava il suicidio, le venne in mente di lanciare al cielo un ultimo disperato appello. Le avevano messo a disposizione una Bibbia, e così disse a Dio: “Se tu mi ami ancora, dopo tutto quello che ho fatto, rispondimi!”

Liuba aprì a caso il Vangelo di Matteo: “Io non sono venuto per chiamare a ravvedimento i giusti, ma i peccatori” (9:13), diceva il primo testo. Si sentì come fulminata. Chiuse la Bibbia e la riaprì in un altro punto: “Venite quindi e discutiamo assieme, dice l’Eterno, anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come lana” (Isaia 1:18), confermava il secondo.

Il terzo brano parlava del “Figlio prodigo”: “Allora, rientrato in sé, disse: “Quanti lavoratori salariati di mio padre hanno pane in abbondanza, io invece muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi lavoratori salariati”. Egli dunque si levò e andò da suo padre. Ma mentre era ancora lontano, suo padre lo vide e ne ebbe compassione; corse, gli si gettò al collo e lo baciò. E il figlio gli disse: “Padre, ho peccato contro il cielo e davanti a te e non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai suoi servi: “Portate qui la veste più bella e rivestitelo, mettetegli un anello al dito e dei sandali ai piedi. (Luca 15:17-22)

Vinta dalla Parola di Dio, sconvolta dal Suo amore, Liuba si convertì in quello stesso giorno. All’interno del carcere diventò una convinta testimone di Cristo. Sotto la sua influenza, quel luogo sinistro progressivamente si trasformò: non si udivano più imprecazioni selvagge, non c’erano più risse. A volte, alcuni carcerati cantavano di gioia!

Perché, se voi perdonate agli uomini le loro offese, il vostro Padre celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonate agli uomini le loro offese, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre. (Matteo 6:14-15)

Un amico al corrente della storia di Liuba racconta: “Liuba si ammalò e non poté più rimanere in carcere. Fu portata in ospedale, dove ho potuto farle visita e condividere con lei un bel momento di comunione cristiana. Abbiamo letto insieme un testo del Vangelo. Lei si sentiva molto debole.

“Certamente sono alla fine della vita”, mi disse – “Se così fosse, cosa vorresti dire a Dio?” – “Che perdono mia madre che mi ha abbandonato, mio padre che non ho mai conosciuto, mia sorella che mi ha rubato tutto e che mi ha respinto, quell’uomo che ho ucciso perché voleva uccidere me dopo avermi violentata, e tutti quelli che mi hanno ingannata, quelli che mi hanno portato via il mio bambino …”

La lunga sequenza di dolori e di perdono continuava, come una confessione di un mondo di miseria e di orrore … Davanti a me balzava l’evidenza che non era solo lei la “criminale” che aveva bisogno di perdono, ma anche tutti gli altri. Eppure era lei che trovava la forza di perdonare, con un bellissimo atto d’amore verso quelli che avevano rovinato la sua vita.”

Qualche giorno dopo, alcuni amici cristiani andarono a visitare Liuba, ma il Signore Gesù l’aveva raccolta nel Suo cielo. Incontrarono il primario del reparto che disse loro: “Dei malati come Liuba, io non ne ho mai visti: irradiava solo amore!”

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