In quei giorni venne Giovanni il battista, che predicava nel deserto della Giudea, e diceva: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». (Matteo 3:1-2)
Da quel tempo Gesù cominciò a predicare e a dire: «Ravvedetevi, perché il regno dei cieli è vicino». (Matteo 4:17)
Giovanni Battista e Gesù iniziano la loro predicazione con le stesse parole. Perché questo pressante invito a pentirsi? Perché è il punto di partenza del Vangelo, una sorta di passaggio obbligato. Cosa significa “ravvedersi o pentirsi”? Il verbo evoca, in generale, il concetto di dispiacersi di aver agito male, accompagnato dal desiderio di rimediare allo sbaglio e di non ripeterlo più. Eppure questa definizione è incompleta.
Nell’originale greco, il termine significa letteralmente “cambiare modo di pensare”. Non si tratta solo di dispiacersi di ciò che si è commesso, ma di un cambio fondamentale di prospettiva, del nostro modo di considerare Dio e noi stessi.
Il pentimento non é dunque un attacco di rimorso e di condanna su noi stessi, ma è soprattutto una conversione, un dietro-front, un nuovo sguardo sulla nostra vita e su come Dio la vuole. E’ allontanarci dal cammino della nostra volontà per volgerci verso il Dio vivente che si rivela nella sua Parola. E’ convertirsi: “dalle tenebre alla luce e dal potere di satana a Dio”… (Atti 26:16-18)
Quando la luce dell’amore di Cristo entra nel nostro cuore, allora incominciamo a comprendere il nostro stato di peccato e a separarci dal male. Pentirsi è trovarsi d’accordo con Dio su ciò che il peccato è, rendersi conto dei propri peccati per confessaglieli e abbandonarli.