Perché se siamo fuori di senno è per Dio, e se siamo di buon senno è per voi; infatti l’amore di Cristo ci costringe, perché siamo giunti a questa conclusione: che uno solo morì per tutti, quindi tutti morirono; e che egli morì per tutti, affinché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro. (2 Corinzi 5:13-15)
Per prima cosa si aspetta di essere amato, e vuole che i Suoi amino anche gli altri, sia credenti sia tutti gli uomini. Il Signore ha parlato di due comandamenti che definisce maggiori: «Il primo è: “Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l’anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua”. Il secondo è questo: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. (Marco 12:30-31)
Inoltre ha dato ai Suoi un comandamento che definisce nuovo: “Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 13:34).
Il Signore chiede anche di essere servito; ne ha tutti i diritti. Ma costringe forse i Suoi figli a servirlo imponendo loro un nuovo decalogo? No di certo. Scrivendo ai “fratelli carissimi” (quindi a dei salvati) l’apostolo Giacomo parla di una legge che definisce perfetta, la “legge della libertà”, e raccomanda di guardare attentamente in essa, e in essa perseverare.
Ma chi guarda attentamente nella legge perfetta, cioè nella legge della libertà, e in essa persevera, non sarà un ascoltatore smemorato, ma uno che la mette in pratica; egli sarà felice nel suo operare. (Giacomo 1:25)
L’uomo salvato trova questa “legge” nella Sacra Scrittura, la Parola di Dio, che è perfetta ed è la verità, perché porta i caratteri di Colui che l’ha emanata. In questa Parola il credente trova la volontà del suo Salvatore, e ha tutte le istruzioni per servirlo in modo da onorarlo ed essere utile al prossimo.
Con quali motivazioni il Signore chiede di essere servito? Ecco cosa scriveva l’apostolo Paolo ai credenti di Corinto: “Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù quale Signore, e quanto a noi ci dichiariamo vostri servi per amore di Gesù; perché il Dio che disse: «Splenda la luce fra le tenebre» è quello che risplendé nei nostri cuori per far brillare la luce della conoscenza della gloria di Dio, che rifulge nel volto di Gesù Cristo. (2 Corinzi 4:5-6)
Da questo versetto impariamo pure che servire il Signore non significa rimanere immobile nella Sua contemplazione o diventare un asceta, ma adoperarsi in favore degli altri avendo come motivazione la riconoscenza e l’amore per il Signore.