La risposta alla supplica

Il carceriere, chiesto un lume, balzò dentro e, tutto tremante, si gettò ai piedi di Paolo e di Sila; poi li condusse fuori e disse: «Signori, che debbo fare per essere salvato?» Ed essi risposero: «Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia». (Atti 16:29-31)

Paolo e Sila sono a Filippi in Macedonia. Accompagnati da Luca e Timoteo si ritrovano in un territorio ostile, dove a seguito di una liberazione demoniaca operata a favore di una donna, i due discepoli vengono rinchiusi in prigione.

Invece di lamentarsi, lodano Dio nel cuore della notte. Proprio in quel momento un terremoto apre loro le porte della prigione, i discepoli, però, non fuggiranno: questo permetterà loro di impedire il suicidio del carceriere, il quale eleva loro una supplica accorata.

Arriverà una risposta personale semplice e chiara: “Credi in Gesù”, si perché, oggi come allora, Gesù è l’unica via di salvezza per quanti, come quell’uomo, si sentono persi. Una risposta volta esclusivamente al bene del carceriere come di chiunque altro accetta la Parola di Dio.

A fronte della disperazione umana c’è una risposta divina che porta salvezza per noi e per la nostra famiglia, unitamente a quanti invocano Dio per fede.

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