Per questa ragione ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine nelle cose che rimangono da fare, e costituisca degli anziani in ogni città, secondo le mie istruzioni, quando si trovi chi sia irreprensibile, marito di una sola moglie, che abbia figli fedeli, che non siano accusati di dissolutezza né insubordinati. (Tito 1:5-6)
L’apostolo Paolo ricorderà a Tito, suo giovane collaboratore, che la permanenza in Creta non era per nulla immotivata; la sua presenza in quei luoghi era voluta e necessaria per l’edificazione delle chiese dell’isola.
Non sappiamo perché Paolo sentì il bisogno di rammentare a Tito tutto ciò, ma probabilmente era necessario affinché quest’ultimo potesse prendere coraggio nel servizio che doveva rendere al Signore e alla chiesa.
La Scrittura ci parla dei vari collaboratori che accompagnarono Paolo nei suoi viaggi missionari e Tito che era stato lasciato in Creta non doveva sentirsi né inutile, né di troppo, c’era ancora bisogno del suo agire, c’era ancora bisogno della sua strumentalità, non al fianco di Paolo proprio lì dov’era.
Caro credente, anche tu sei un collaboratore nel campo del Signore, non pensare di essere per caso lì dove ti trovi. Non pensare che la tua permanenza sia di troppo! Se Paolo ebbe sapienza per “dirigere” i propri collaboratori, quanto più il Signore saprà guidare i nostri passi! Non sentirti fuori posto, non sentirti di troppo, se Dio ci ha posto dove siamo non è per casa, lasciamo che Dio si usi di ciascuno di noi secondo la Sua perfetta volontà.