Chi crede in lui non è condannato, ma chi non crede è già condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio. (Giovanni 3:18)
Sono numerosi gli uomini, scomparsi tempo fa o in epoche più recenti, dei quali si sente ancora una forte influenza. Ma, in fondo, che si pensi o no alla loro celebrità, non cambia molto nella vita di ognuno di noi.
Non è così quando si tratta di Gesù Cristo. Il nostro atteggiamento nei confronti di Gesù è una questione di vita o di morte eterna.
Nicodemo, un capo religioso che conosceva bene la legge di Dio, quando venne a trovare Gesù era allo stesso tempo curioso di conoscerlo e impressionato. Egli intuiva che c’era un legame particolare fra Gesù e Dio, ma vedeva in lui solo un rabbino, perciò non lo conosceva veramente.
Ma Gesù si rivela a Nicodemo come colui che viene dall’alto, come il Figlio unico di Dio. Inoltre, Gesù gli dichiara che credere in lui è indispensabile per conoscere veramente Dio e ricevere la vita eterna.
Nel pieno della conversazione Gesù annuncia a Nicodemo il messaggio dell’amore di Dio espresso nel dono del proprio Figlio, che doveva essere crocifisso e risuscitare il terzo giorno.
Gli spiega anche il mezzo per rispondere a questa necessità, che è valido anche per noi.
Gesù gli rispose e disse: «In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo, non può vedere il regno di Dio». (Giovanni 3:3)
Per fare ciò, non basta rimanere impressionati dalla personalità di Gesù o dai suoi insegnamenti, bisogno credere che egli è il Figlio di Dio, il nostro Salvatore.