Vorrei che sopportaste da parte mia un po’ di follia! Ma sì, già mi state sopportando! (2 Corinzi 11:1)
Oh quanto ho desiderato che tante mie follie, errori e mancanze, fossero state sopportate da chi diceva di amarmi. Lo desiderò tanto anche l’apostolo quando scrisse al popolo di Corinzi. Le opposizioni e le disavventure dei servitori di Dio son state sempre le stesse. In ogni tempo e in ogni generazione.
Paolo scriveva: “Ma temo che come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così le vostre menti vengano corrotte e sviate dalla semplicità e dalla purezza nei riguardi di Cristo” (2 Corinzi 11:3).
Ecco il motivo per il quale Gesù ebbe a dire: “In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli” (Matteo 18:3).
Cosa v’è di più puro e semplice dell’anima e del cuore di un fanciullo? Tante volte anche i credenti vengono sedotti e non camminano più nella purità e nella semplicità dei loro cuori. Sospetti, sinistri pensieri e mala coscienza, hanno rovinato tante amicizie fraterne.
“Oh quanto desidererei che vi sopportaste e vi perdonaste a vicenda”, dice quest’oggi la Scrittura.
L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non addebita il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta ogni cosa. (1 Corinzi 13:4-7)
M.A.



