Gesù, Dio e Uomo

Fatto assolutamente unico, il Creatore dell’universo s’è annientato al livello di una creatura; lui, la cui potenza e sapienza nessuno può investigare, decide di accettare i limiti della natura umana. Non glielo impone nessuno né nulla, tranne il suo amore per il Padre ed il suo amore per noi.

Abbiate in voi lo stesso sentimento che già è stato in Cristo Gesù, il quale, essendo in forma di Dio, non considerò qualcosa a cui aggrapparsi tenacemente l’essere uguale a Dio, ma svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell’esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce. Perciò anche Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato un nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio delle creature celesti, terrestri e sotterranee, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre. (Filippesi 5-11)

In questa condizione di uomo, Gesù non riceve neppure i riguardi a cui ha diritto un neonato, poiché viene posto in una mangiatoia prevista per gli animali. Più tardi non rivendica nemmeno gli onori che gli sarebbero dovuti in quanto Messia, erede del re Davide.

Gesù si lascia prendere da capi di cui ha dimostrato l’incompetenza religiosa in diverse occasioni. Egli si lascia suppliziare da soldati di cui avrebbe potuto sbarazzarsi in meno di un secondo!

Ma che dire quando accetta di prendere su di sé i nostri innumerevoli peccati! Che dire quando si abbassa fino a diventare il nostro sostituto sotto la giusta ira di Dio contro di noi peccatori? Che dire, se non constatare con adorazione la perfezione con cui ha portato a buon fine la missione ricevuta dal Padre suo?

Per questo Dio non lascia nella tomba colui che l’ha servito così fedelmente; lo risuscita, lo fa sedere, come uomo, alla sua destra, nei luoghi celesti. Riconosciamo fin d’ora la dignità e l’autorità di colui che ci ha tanto amati!

Perciò anch’io, avendo udito della vostra fede nel Signore Gesù e del vostro amore verso tutti i santi, non cesso mai di rendere grazie per voi, ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del Signor nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia lo Spirito di sapienza e di rivelazione, nella conoscenza di lui, e illumini gli occhi della vostra mente, affinché sappiate qual è la speranza della sua vocazione e quali sono le ricchezze della gloria della sua eredità tra i santi, e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi che crediamo secondo l’efficacia della forza della sua potenza, che egli ha messo in atto in Cristo, risuscitandolo dai morti e facendolo sedere alla sua destra nei luoghi celesti, al di sopra di ogni principato, potestà, potenza, signoria e di ogni nome che si nomina non solo in questa età, ma anche in quella futura, ponendo ogni cosa sotto i suoi piedi, e lo ha dato per capo sopra ogni cosa alla chiesa, che è il suo corpo, il compimento di colui che compie ogni cosa in tutti. (Efesini 1:15-23)

Giovanni Crisosomo, eloquente predicatore del IV secolo, si esprime così:

“Non penso a Gesù Cristo come essendo solo Dio, né come essendo soltanto uomo, ma come essendo nel contempo l’uno e l’altro. So che ha avuto fame, ma so anche che con cinque pani ha nutrito cinquemila uomini. So che ha avuto sete, ma anche che ha cambiato l’acqua in vino.

So che è stato portato da una barca, ma anche che ha camminato sul mare. So che è morto, ma che è anche risuscitato dai morti. So che è comparso legato davanti a Caiafa, Erode e Pilato, ma anche che ora è seduto con il Padre sul suo trono.

So che colui che è adorato dagli angeli è lo stesso che è stato abbandonato alla crudeltà dei soldati romani ed al furore omicida di una folla spietata.

Questi fatti contradditori che lo riguardano, li attribuisco gli uni alla sua natura umana, gli altri alla sua divinità. Contemporaneamente uomo e Dio, è questo è il mistero ininvestigabile della persona di Gesù”

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