Dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo

Un astronomo che aveva abbandonato la fede della sua giovinezza ragionava così: “Che importanza può avere per Dio la nostra terra, così minuscola nell’universo? E quanta ne può avere l’essere umano?” L’immensità dei cieli gli aveva tolto la fiducia nella Bibbia perché pensava: “Come può Dio preoccuparsi dell’uomo, che è meno di un granello di sabbia confrontato al resto del creato?” Ma la sua sete di conoscenza non gli dava riposo.

Potendo studiare il cielo col suo telescopio solo di notte decise, durante il giorno, di trascorrere qualcuna delle ore di libertà a fare ricerche col microscopio. Ed ecco che nuovi mondi si aprivano davanti ai suoi occhi, mondi altrettanto meravigliosi come quelli della volta celeste. Allora, lentamente, gli ritornò la fede.

Quanto sono numerose le tue opere, SIGNORE! Tu le hai fatte tutte con sapienza; la terra è piena delle tue ricchezze. (Salmo 104:24)

Se Dio può occuparsi di particolari così minimi – pensò – e fare formicolare di vita il mondo microscopico, deve, a maggior ragione, interessarsi dell’uomo, creatura molto più complessa in campo biologico. Tali riflessioni gli diedero una visione più equilibrata delle cose, tolsero i suoi vecchi pregiudizi e lo ricondussero a Dio.

O SIGNORE, Dio mio, hai moltiplicato i tuoi prodigi e i tuoi disegni in nostro favore; nessuno è simile a te. Vorrei raccontarli e proclamarli, ma sono troppi per essere contati. (Salmo 40:5)

Dio ha amato l’uomo di un amore eterno e, nonostante la sua caduta morale, lo attira con bontà.

Da tempi lontani il SIGNORE mi è apparso. «Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà. (Geremia 31:3)

Possiamo abbandonarci a Lui e accettare con piena fiducia la salvezza che ci offre per grazia e per mezzo della fede.

Cantate e salmeggiate a lui, meditate su tutte le sue meraviglie. (Salmo 105:2)

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