Due giorni di attesa

Lazzaro è gravemente malato. Le sue sorelle, Marta e Maria, mandano un messaggio a Gesù.

Le sorelle dunque mandarono a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». (Giovanni 11:3)

Che messaggio toccante e discreto! Le sorelle conoscono l’affetto di Gesù per il suo amico. Non verrà subito in suo aiuto? Eppure, prima di mettersi in cammino, Gesù rimane ancora due giorni nel luogo dove si trovava.

Per le sorelle questo ritardo è incomprensibile. Il loro fratello muore e Gesù arriva troppo tardi. Perché questo tempo perso? Perché la morte?

Marta dunque, come udì che Gesù veniva, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto,  ma anche adesso so che tutto quello che chiederai a Dio, Dio te lo darà». (Giovanni 11:20-22)

Non ci sono anche per noi dei “perché” che ci assalgono quando siamo confrontati con la sofferenza, il lutto, la separazione? Dio sarebbe potuto intervenire? Perché non lo ha fatto? E’ forse indifferente alla sofferenza? Perché Gesù è rimasto ancora due giorni prima di andare?

Perché Dio voleva manifestare la sua potenza! Non si limitava solo a guarire i malati, ma poteva anche risuscitare i morti. La gloria di Dio è stata manifestata attraverso la sofferenza di quella famiglia.

Non tutte le nostre sofferenze terminano con un miracolo sorprendente. Per questo faremo forse dei rimproveri a Dio?

“Se tu fossi intervenuto! Se le cose fossero andate diversamente!”

Dobbiamo avere la certezza dell’amore di Gesù e sapere discernere dietro le nostre circostanze, a volte tanto penose, la grandezza e la bontà di Dio, come pure la realtà della sua compassione.

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