La nobiltà obbliga

Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi, e camminate nell’amore, come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio come un profumo di odore soave. (Efesini 5:1-2)

Un soldato dell’esercito di Alessandro Magno si era fatto notare per la sua mancanza di coraggio. Lo si vedeva più spesso nelle retroguardie che in prima linea. Lo segnalarono al celebre conquistatore che lo fece chiamare e gli chiese : “Come ti chiami?” “Alessandro, risposte il soldato”. Il generale lo guardò negli occhi e gli disse: “Sali all’attacco e combatti …, oppure cambia nome”.

Egli è venuto in casa sua, e i suoi non lo hanno ricevuto, ma a tutti coloro che lo hanno ricevuto, egli ha dato l’autorità di diventare figli di Dio, a quelli cioè che credono nel suo nome, i quali non sono nati da sangue, né da volontà di carne, né da volontà di uomo, ma sono nati da Dio. (Giovanni 1:11-13)

Non esiste nell’universo nome più glorioso di Gesù Cristo. La domanda che si pone ad ognuno di noi è allora di sapere se il nostro comportamento corrisponde bene al tritolo che portiamo. C’è incredulità nei nostri cuori, rilassamento nella nostra condotta, mancanza d’amore per i nostri simili, mancanza d’interesse per quanto riguarda Dio e troppo attaccamento a quanto riguarda la terra? Allora riprendiamoci!

E se siamo figli, siamo anche eredi, eredi di Dio e coeredi di Cristo, se pure soffriamo con lui per essere anche con lui glorificati. (Romani 8:17)

Noblesse oblige: portiamo un nome, quello di cristiani, che ci impone un comportamento degno di Cristo, il nostro Signore.

E sapete anche che, come fa un padre verso i suoi figli, noi abbiamo esortato, consolato e scongiurato ciascuno di voi, a camminare in modo degno di Dio, che vi chiama al suo regno e gloria. (1 Tessalonicesi 2:11-12)

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