I corrieri dunque andarono con le lettere del re e dei suoi capi per tutto Israele e Giuda. E, conformemente all’ordine del re, dissero: «Figli d’Israele, tornate al SIGNORE, Dio d’Abraamo, d’Isacco e d’Israele, affinché egli torni al residuo che di voi è scampato dalle mani dei re d’Assiria. Non siate come i vostri padri e come i vostri fratelli, che sono stati infedeli al SIGNORE, Dio dei loro padri, al punto che egli li ha dati in preda alla desolazione, come voi vedete.
Ora non irrigidite il vostro collo, come i padri vostri; date la mano al SIGNORE, venite al suo santuario che egli ha santificato per sempre, e servite il SIGNORE, vostro Dio, affinché la sua ardente ira si ritiri da voi. Infatti, se tornate al SIGNORE, i vostri fratelli e i vostri figli troveranno pietà presso quelli che li hanno fatti schiavi, e ritorneranno in questo paese; poiché il SIGNORE, vostro Dio, è clemente e misericordioso, e non volgerà la faccia lontano da voi, se tornate a lui». (2 Cronache 30:6-9)
E’ l’ora del rientro da scuola, una nonna incontra la nipotina all’uscita, che le chiede: “Dimmi, nonna, quando eri piccola, sei andata anche tu a scuola?”
“Si, Laura, e voglio raccontarti come ho fatto ad imparare a scrivere. La maestra aveva tracciato, sul mio quaderno il modello delle lettere che dovevo riprodurre. Come erano ben fatte quelle lettere! Speravo di potere fare altrettanto con la mia penna stilografica tutta nuova! E mi applicavo con tutta la concentrazione di cui ero capace…
Ma che catastrofe! Le mie lettere erano tutte storte, e non mancavano le macchie sul quaderno… Perché? Era certamente dovuto alla penna stilo. Allora pensai: e se prendessi di nascosto quella della maestra? Ma questa se ne accorse dopo pochi minuti: “Chi ha preso la mia penna stilografica?” chiese con voce severa. Nel grande silenzio che segui, scoppiai in singhiozzi. La maestra mi sgridò di fronte a tutta la classe: “Perché mi hai preso la penna?” Allora le raccontai tutto! Con un sorriso, venne a consolarmi: “Prendi la tua penna, lasciati guidare senza irrigidire il braccio”.
Prese nella sua mano la mia, nella quale tenevo la penna. Con mio grande stupore, la penna non aveva più tendenza ad agganciarsi al foglio e il risultato era decisamente buono. La ragione del mio inconveniente non dipendeva dunque dalla mia penna stilo, ma della mano che la guidava!”
Mi ricordo di questa storia quando mi applico a fare qualcosa per il Signore. Nonostante i miei sforzi, riuscirò nel mio intento solo nella misura in cui, come uno strumento senza volontà personale, lascerò che sia Dio a “tenere la mia mano”, cioè ad agire nella mia vita come Egli vuole, poiché ha uno scopo preciso da ottenere per la sua gloria e per la mia felicità.
Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. (1 Pietro 5:6-7)



