Tutti costoro sono morti nella fede, senza aver ricevuto le cose promesse ma, vedutele da lontano, essi ne furono persuasi e le accolsero con gioia, confessando di essere forestieri e pellegrini sulla terra. Coloro infatti che dicono tali cose dimostrano che cercano una patria. (Ebrei 11:13-14)
La proclamazione pubblica della nostra fede determina la condotta che dobbiamo tenere davanti a tutti coloro che l’odono o che ci conoscono. Ogni disaccordo tra i nostri atti e le nostre parole disonorano il Signore.
Affermiamo, per esempio, che Dio è onnipotente; che è per noi un Padre amoroso le cui cure non fanno mai difetto … e dimostriamo di essere preoccupati, turbati e agitati; contraddizione! Dichiariamo che il credente non appartiene a questo mondo, che è solo uno straniero sulla terra e ci aggrappiamo ai beni terreni, ricerchiamo soprattutto i nostri agi; contraddizione!
Diciamo di aspettare il Signore dal cielo, che Egli può ritornare a prenderci da un momento all’altro … e poi facciamo mille progetti senza tenerne conto; contraddizione! Ringraziamo il Signore per i cibi che ci sono serviti sulla tavola e l’istante successivo ci lamentiamo del piatto che è presentato. Parliamo di felicità dei credenti … e siamo tristi.
Vediamo attorno a noi delle persone che non conoscono il Signore Gesù Cristo … e non facciamo nulla per mostrare loro il cammino della salvezza! Potremmo a nostra vergogna allungare la lista.
Non basta riconoscere le proprie incongruenze, bisogna porvi rimedio. Risvegliamoci! Proclamiamo la nostra fede senza esitazioni. Non vergogniamoci dell’Evangelo.



