Le settante settimane di Daniele

Durante l’esilio in Babilonia, gli anziani del popolo d’Israele ricevettero dal profeta Geremia dei messaggi profetici nei quali il Signore annunciava la durata dell’esilio e la fine del regno di Babilonia.

Quando però saranno compiuti i settant’anni, io punirò il re di Babilonia e quella nazione, il paese dei Caldei», dice l’Eterno, «a motivo della loro iniquità, e lo ridurrò a una desolazione perpetua. (Geremia 25:12)

Così dice l’Eterno: Quando saranno compiuti settant’anni per Babilonia, io vi visiterò e manderò ad effetto per voi la mia buona parola, facendovi ritornare in questo luogo. (Geremia 29:10)

Anche Isaia in tempi non sospetti, quando il popolo non era ancora in esilio, aveva profetizzato la liberazione dall’esilio, indicando anche il nome di chi li avrebbe liberati.

Dico di Ciro: “Egli è il mio pastore!” e compirà tutti i miei desideri, dicendo a Gerusalemme: “Sarai ricostruita!”, e al tempio: “Sarai stabilito!”». (Isaia 44:28)

Io l’ho suscitato nella mia giustizia e appianerò tutte le sue vie; egli ricostruirà la mia città e rimanderà liberi i miei esuli senza prezzo di riscatto e senza doni», dice l’Eterno degli eserciti. (Isaia 45:13)

Nel 539 a.C. il re persiano Ciro conquista Babilonia. Il suo potere era assoluto e non aveva rivali, l’immenso territorio era governato da funzionari da lui nominati e ciò avvenne anche sul territorio di Babilonia, alcuni testi storici menzionano, fra coloro che avrebbero attaccato Babilonia, “i re di Media” al plurale, forse per indicare che sotto Ciro potevano continuare a esistere uno o più re di Media subordinati, situazione niente affatto incompatibile con la consuetudine dell’epoca.

Infatti quando Babilonia fu conquistata un medo di nome Dario fu “fatto re sul regno dei caldei”, evidentemente per nomina di Ciro il Persiano. Questo particolare lo troviamo menzionato anche nella Bibbia.

Nell’anno primo di Dario, figlio di Assuero, della stirpe dei Medi, che fu costituito re sul regno dei Caldei, nel primo anno del suo regno, io, Daniele, compresi dai libri il numero degli anni in cui, secondo la parola dell’Eterno indirizzata al profeta Geremia, dovevano essere portate a compimento le desolazioni di Gerusalemme, è cioè settant’anni. (Daniele 9:1-2)

Daniele era afflitto e preoccupato per la sorte del suo popolo e così inizia a pregare, a supplicare e a digiunare per avere una risposta dal Signore. Chiede perdono e intercede a favore di Israele. (Daniele 9:3-19)

La risposta arriva immediatamente, ma non è solo una risposta per la liberazione dall’esilio, è anche una profezia che annuncia gli eventi che porteranno all’arrivo del Messia, alla sua morte e al Suo ritorno glorioso.

Mentre io stavo ancora parlando, pregando e confessando il mio peccato e il peccato del mio popolo d’Israele e presentavo la mia supplica davanti all’Eterno, il mio DIO, per il monte santo del mio DIO, sì, mentre stavo ancora parlando in preghiera, quell’uomo Gabriele, che avevo visto in visione all’inizio, mandato con rapido volo, mi raggiunse verso l’ora dell’oblazione della sera.

Egli mi ammaestrò, mi parlò e disse: «Daniele, io sono venuto ora per metterti in grado di intendere. All’inizio delle tue suppliche è uscita una parola e io sono venuto per fartela conoscere, perché tu sei grandemente amato.

Fa’ dunque attenzione alla parola e intendi la visione: Settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo e per la tua santa città, per far cessare la trasgressione, per mettere fine al peccato, per espiare l’iniquità, per far venire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo.

Sappi perciò e intendi che da quando è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane; essa sarà nuovamente ricostruita con piazza e fossato, ma in tempi angosciosi. Dopo le sessantadue settimane il Messia sarà messo a morte e nessuno sarà per lui.

E il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà con un’inondazione, e fino al termine della guerra sono decretate devastazioni. Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore, finché la totale distruzione, che è decretata, sarà riversata sul devastatore». (Daniele 9:20-27)

Questa è sicuramente una delle profezie più discusse e attaccate nel corso dei secoli, per coloro che credono è certamente una gioia constatare con quale esattezza il Signore opera e compie le sue promesse. Coloro invece che non credono cercano di trovare spiegazioni alternative per non ammettere la presenza di Dio e il suo intervento nella vita degli uomini.

Secondo alcuni, la profezia non è esatta per una questione di date che non coincidono alla perfezione. Fatto assolutamente irrilevante, perché non può in alcun modo cambiare i fatti storici che si sono compiuti sotto gli occhi di tutti.

Inoltre, volendo fare un conto esatto degli anni, bisognerebbe tenere conto degli anni profetici che sono di 360 giorni e non basarsi sul calendario Gregoriano che è composto di anni di 365,25 giorni.

Le settanta settimane, sono settimane di anni, cioè 490 anni in totale. La traduzione letterale di settanta settimane è: “settanta settenari”, la parola settenari indica un periodo di sette anni.

Altri passaggi nella Bibbia riportano questo tipo di sistema per indicare gli anni.

Labano rispose: «Non si usa far così nel nostro paese, dare cioè la minore prima della maggiore. Finisci la settimana di questa e ti daremo anche l’altra, per il servizio che presterai da me per altri sette anni». Allora Giacobbe fece così, e finì la settimana di Lea; poi Labano gli diede in moglie la figlia Rachele. (Genesi 29:26-28)

Conterai pure per te sette sabati di anni: sette volte sette anni; queste sette settimane di anni faranno per te un periodo di quarantanove anni. (Levitico 25:8)

Analizziamo adesso singolarmente le varie parti della profezia:

“Settanta settimane sono stabilite per il tuo popolo e per la tua santa città, per far cessare la trasgressione, per mettere fine al peccato, per espiare l’iniquità, per far venire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo. Dopo le sessantadue settimane il Messia sarà messo a morte e nessuno sarà per lui”.

Questa prima parte della profezia, fa una panoramica degli eventi senza specificare i tempi, ma fa intendere chiaramente che ci sarà l’espiazione dei peccati, infatti l’espiazione avvenne quando Gesù fu crocifisso. Inoltre ci dice che alla fine di queste 70 settimane (490 anni) ci sarà una giustizia eterna, le visione e le profezie saranno compiute e ci sarà l’avvento del regno di Dio.

La profezia che riguarda il regno di Dio, fu già rivelata a Daniele quando interpretò il sogno di Nabucodonosor e quando ebbe la visione sulle quattro bestie.

Al tempo di questi re, il Dio del cielo farà sorgere un regno, che non sarà mai distrutto; questo regno non sarà lasciato a un altro popolo, ma frantumerà e annienterà tutti quei regni, e sussisterà in eterno, esattamente come hai visto la pietra staccarsi dal monte, non per mano d’uomo, e frantumare il ferro, il bronzo, l’argilla, l’argento e l’oro. (Daniele 2:44-45)

Poi il regno, il dominio e la grandezza dei regni sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo; il suo regno è un regno eterno, e tutti i domini lo serviranno e gli ubbidiranno”. (Daniele 7:27)

Il seguito della profezia ci indica dati e tempi molto precisi:

“Sappi perciò e intendi che da quando è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino al Messia, il principe, vi saranno sette settimane e altre sessantadue settimane; essa sarà nuovamente ricostruita con piazza e fossato, ma in tempi angosciosi.”

Questo è un’ulteriore punto di controversie, poiché ci sono stati più di un editto in tempi diversi, che riguarda Israele, ma se li osserviamo più da vicino ci rendiamo conto che ognuno di essi, aveva un fine diverso.

Nel 538 a.C. Ciro pubblicò un editto nel quale concedeva ai Giudei il permesso di rientrare a Gerusalemme e di ricostruire il tempio, sotto la guida di Zorobabele.

Nel primo anno di Ciro, re di Persia, affinché si adempisse la parola del SIGNORE pronunciata per bocca di Geremia, il SIGNORE destò lo spirito di Ciro, re di Persia, il quale a voce e per iscritto fece proclamare per tutto il suo regno questo editto: «Così dice Ciro, re di Persia: “Il SIGNORE, Dio dei cieli, mi ha dato tutti i regni della terra, ed egli mi ha comandato di costruirgli una casa a Gerusalemme, che si trova in Giuda. Chiunque tra voi è del suo popolo, il suo Dio sia con lui, salga a Gerusalemme, che si trova in Giuda, e costruisca la casa del SIGNORE, Dio d’Israele, del Dio che è a Gerusalemme. (Esdra 1:1-3)

Ma gli esuli che rientrarono a Gerusalemme non riuscirono a costruire il tempio, poiché osteggiati dai samaritani che riuscirono a fare interrompere i lavori.

Nel 520 a.C. Dario I autorizza la ricostruzione del tempio, che fu ultimato nel 515 a.C.

Allora il re Dario ordinò che si facessero delle ricerche negli archivi, dove erano conservati i tesori a Babilonia. Nel castello di Ameta, situato nella provincia di Media, si trovò un rotolo, nel quale stava scritto così: Memoria. – Il primo anno del re Ciro, il re Ciro ha pubblicato questo editto, concernente la casa di Dio a Gerusalemme: La casa sia ricostruita per essere un luogo dove si offrono sacrifici; le fondamenta che verranno poste, siano solide; abbia sessanta cubiti d’altezza, sessanta cubiti di larghezza, tre ordini di blocchi di pietra e un ordine di travatura nuova; la spesa sia pagata dalla casa reale; inoltre, gli utensili d’oro e d’argento della casa di Dio, che Nabucodonosor aveva tolti dal tempio di Gerusalemme e trasportati a Babilonia, siano restituiti e riportati al tempio di Gerusalemme, nel luogo dov’erano prima, e riposti nella casa di Dio -. Tu dunque, Tattenai, governatore d’oltre il fiume, tu, Setar-Boznai, e voi, loro colleghi d’Afarsac, che state di là dal fiume, statevene lontani da quel luogo! Lasciate continuare i lavori di quella casa di Dio. Il governatore dei Giudei e gli anziani dei Giudei ricostruiscano quella casa di Dio dov’era prima. (Esdra 6:1-7)

Nel 445 a.C. Artaserse autorizza la ricostruzione della città e delle mura di Gerusalemme.

Poi dissi al re: “Se il re è disposto, mi si diano delle lettere per i governatori d’oltre il fiume affinché mi lascino passare ed entrare in Giuda, e una lettera per Asaf, guardiano del parco del re, affinché mi dia del legname per costruire le porte della fortezza annessa al tempio del SIGNORE, per le mura della città, e per la casa che abiterò”. Il re mi diede le lettere, perché la benefica mano del mio Dio era su di me. (Nehemia 7:8)

La profezia parla dell’ordine di “restauro e di ricostruzione” di Gerusalemme è evidente che riguarda l’editto emesso da Artaserse.

Quindi le prime 7 settimane (7×7), cioè 49 anni, riguardano la ricostruzione del tempio, della città e delle mura. I dettagli di questo periodo sono riportati nei libri di Esdra e Nehemia.

Anche se la città e il tempio erano stati ricostruiti, Israele non ritornò ad essere una nazione, nessun re si sedette sul trono, di fatto il popolo rimase sotto il dominio delle nazioni.

Le successive 62 settimane (7×62), cioè 434 anni, riguardano il periodo che va dal 396 a.C.  al 38 d.C. In tutto questo periodo Israele rimase sotto il dominio dei vari imperi che si sono susseguiti fino all’arrivo dell’impero Romano.

Non abbiamo quindi la necessità di verificare la data esatta del compiersi della profezia, poiché anno più o anno meno, quel periodo è caratterizzato dalla nascita, la vita, la missione e l’uccisione di Gesù e come dice la profezia nessuno ha difeso la sua causa.

Non c’è stato nessun altro personaggio storico che sia vissuto nello stesso periodo, che possa in qualche modo fare dubitare che era proprio Gesù il Messia tanto atteso e preannunciato da diversi profeti dell’Antico Testamento.

A questo punto della profezia sono passate 69 settimane (7×69), cioè 483 anni, caratterizzata dalla fine della vita di Gesù sulla terra. Invece di essere proclamato Re dal suo popolo è stato messo a morte e non ricevette la gloria a cui il suo titolo gli dava diritto.

E’ importante ricordare che la profezia di Daniel riguarda il popolo di Israele e Gerusalemme. Se gli ebrei avessero riconosciuto Gesù come loro Messia, la profezia si sarebbe compiuta e Gesù avrebbe regnato su Israele e su tutta la terra, ma così non fu e pertanto “il popolo di Davide” e “la sua città Santa”  furono messi da parte e la profezia fu sospesa.

Inizia il tempo della Chiesa, di durata sconosciuta, il tempo di grazia nel quale viviamo ancora oggi che finirà con il Rapimento della Chiesa.

Il popolo d’Israele fu condotto in schiavitù dai Romani che distrussero Gerusalemme nel 70 d.C., come descritto dalla profezia.

“E il popolo di un capo che verrà distruggerà la città e il santuario; la sua fine verrà con un’inondazione, e fino al termine della guerra sono decretate devastazioni “.

L’ultima settimana, cioè 7 anni, inizierà dopo il rapimento della Chiesa. Il Signore riprenderà le sue relazioni con Israele, che starà subendo i terribili giudizi della “grande tribolazione”.

“Egli stipulerà pure un patto con molti per una settimana, ma nel mezzo della settimana farà cessare sacrificio e oblazione; e sulle ali delle abominazioni verrà un devastatore, finché la totale distruzione, che è decretata, sarà riversata sul devastatore”.

 

Facebooktwitterlinkedintumblr

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *