Là fu quindi su di me la mano dell’Eterno e mi disse: «Alzati, esci nella pianura e là io ti parlerò». (Ezechiele 3:22)
Parecchie volte, senza dubbio, durante la nostra vita, ci siamo chiesti il motivo di un contrattempo che spezzava i nostri sforzi o li paralizzava. Non capivamo. Avevamo organizzato tutto perché gli avvenimenti si svolgessero secondo i nostri piani e siamo stati fermati bruscamente da un inatteso insuccesso, un banale incidente esterno, da una malattia.
Allora, forse abbiamo udito la voce che ci diceva:
Alzati, esci nella pianura e là io ti parlerò! Là, e non altrove; non durante le tue solite occupazioni che, per quanto legittime assorbono troppo i tuoi pensieri. Non mi sentiresti in mezzo alla tua attività. Non proveresti il bisogno di ascoltare. Ho dovuto portarti fuori; sono Io che ho posto questo ostacolo davanti ai tuoi passi, sono io che ti ho portato nella valle della sofferenza, dove non tutto si adatta al tuo desiderio. E’ perché volevo parlarti”.
Questa voce parla anche a noi. Tra Dio e l’anima nostra deve impegnarsi una vera conversazione. E’ in questo contatto che si trova la benedizione. Là, nella valle, Dio ci parlerà di quello che Lui è, del suo amore, della sua grazia, del dono inesprimibile che ci ha fatto di suo Figlio.
E’ in disparte, da solo a solo, che Mosé poté contemplare la grazia e la misericordia divine, quando tutto il popolo era in preda al peccato. Perseguitato, lontano da ogni riposo, Davide può gustare più intensamente la benedizione dell’Eterno.
Pertanto, non ribelliamoci, se qualche avvenimento penoso interrompe la nostra vita, ma ascoltiamo Dio che desidera parlare con noi. Allora capiremo quale sia la mano che si appesantisce su di noi. Vuole soltanto il nostro bene.



