“Non si deve leggere il Vangelo alla terza persona plurale, ma alla seconda singolare“, scriveva Alfred Frossard, erudito editorialista a cui piacevano le formule provocatorie. Che cosa intendeva dire?
Il vangelo non è né un racconto storico, né un dottrina religiosa. E’ una prodigiosa notizia che Dio annuncia ad ogni essere umano. Egli dà del tu all’uomo parlandogli. Si rivolge a lui in modo diretto e personale. Che attenzione prestiamo a questo messaggio divino? Quando Dio ci parla del suo amore, sentiamo che questo ci riguarda? Possiamo affermare come l’apostolo Paolo:
Io sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me; e quella vita che ora vivo nella carne, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me. (Galati 2:20)
Per ognuno di noi, come se fossimo soli tra i miliardi di nostri contemporanei. Per ognuno di noi di cui conosce tutta la storia, una storia che è lungi dall’essere sempre brillante. Per ognuno di noi che forse abbiamo per tanto tempo chiuso le orecchie alla sua voce….
Si, apriamo le orecchie e soprattutto il cuore. Sentiamoci interpellati. Leggiamo i versetti più stupefacenti della Sacre Scritture.
Poiché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. (Giovanni 3:16)
Proviamo ad introdurre il nostro nome in questo versetto e lasciamo agire la Parola di Dio facendo l’esperienza che è vivente e penetrante come una spada. Lasciamoci trafiggere da essa.
La parola di Dio infatti è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a due tagli e penetra fino alla divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla, ed è in grado di giudicare i pensieri e le intenzioni del cuore. E non vi è alcuna creatura nascosta davanti a lui, ma tutte le cose sono nude e scoperte agli occhi di colui al quale dobbiamo rendere conto. (Ebrei 4:12-13)



