Un cuore contrito

Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato. (Salmi 51:17)

Il termine sacrificio viene mentalmente associato a sofferenza, privazione. Biblicamente, il sacrificio descriveva l’immolazione di animali: tori, buoi, giovenche, pecore, montoni, capre … Dovevano essere animali senza difetto, di almeno otto giorni.

Tutti questi sacrifici servivano per l’espiazione dei peccati, il cui sangue veniva sparso intorno all’altare. L’animale si bruciava interamente. Il sacrificio esprimeva la consacrazione totale della vittima, immagine di Cristo interamente offerta a Dio, e del credente pronto egli stesso a seguirlo in quest’atto di assoluto abbandono.

Nel tempo, essi erano diventati semplicemente un rituale, senza più nessuna efficacia, tanto che Dio stesso pone loro fine. L’ultimo sacrificio è stato compiuto da Gesù sulla croce; ed è stato perfetto per la salvezza di chiunque ha fede nel Suo nome!

I sacrifici che oggi il Signore ci chiede hanno tutt’altra natura: l’ubbidienza, la pietà e la conoscenza di Dio, un cuore rotto, umile, contrito. Pensi sia più semplice che immolare animali sull’altare? Sbagli! L’ubbidienza, la pietà e l’amore sono sentimenti difficili da applicare senza un cuore puro ed umile. Questo è il vero “sacrificio”!

Samuele disse: «Il SIGNORE gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’ubbidire alla sua voce? No, l’ubbidire è meglio del sacrificio, dare ascolto vale più che il grasso dei montoni; infatti la ribellione è come il peccato della divinazione, e l’ostinatezza è come l’adorazione degli idoli e degli dèi domestici. Poiché tu hai rigettato la parola del SIGNORE, anch’egli ti rigetta come re». (1 Samuele 15:22-23)

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